Ha il sapore di una vera e propria beffa la previsione, introdotta dalla legge di Bilancio n. 178/2020, dell’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa a favore dei lavoratori autonomi senza cassa.
Si tratta di una misura sperimentale che interessa il periodo 2021/2023, coprirebbe un periodo massimo di sei mesi e richiedibile una sola volta nel triennio e sarà alimentata dagli stessi richiedenti mediante l’aumento dell’aliquota dovuta alla Gestione Separata dell’INPS nella misura dello 0,26% per il 2021 – 0,51% per gli anni 2022 e 2023 (come se non fossero stati sufficienti i danni causati dall’emergenza epidemiologica).
Potenziali beneficiari sono i soggetti iscritti alla Gestione Separata INPS che esercitano attività di lavoro autonomo (anche in associazione) che dovranno far valere i seguenti requisiti:
- non essere titolari di pensione diretta e assenza di iscrizione ad altre forme previdenziali
- non essere beneficiari del reddito di cittadinanza
- presenza di reddito da lavoro autonomo nell’anno precedente alla richiesta inferiore del 50% della media degli stessi dei tre anni precedenti la domanda
- aver dichiarato, nell’anno precedente alla richiesta, di un reddito non superiore a 8.145 euro
- regolarità contributiva
- titolarità della partita Iva da almeno quattro anni rispetto alla data di domanda.
L’importo spettante per sei mesi al lavoratore autonomo sarà pari al 25% dell’ultimo reddito fatto valere ai fini fiscali nel limite minimo di euro 250 e limite massimo di euro 800.
La domanda va presentata entro il 31 ottobre di ciascuno dei tre anni sperimentali e sarà l’Agenzia delle Entrate deputata alle verifiche dei requisiti.